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Estremi:
Cassazione penale, 2015,
  • Fatto

    RILEVATO IN FATTO

    Con ordinanza in data 3.9.2014 il Tribunale del riesame di Reggio Calabria confermava l'ordinanza del GIP del Tribunale di Reggio Calabria in data 14.8.2014 applicativa della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di P.C. in ordine ai delitti di tentato omicidio, aggravato dai futili motivi, e detenzione e porto abusivi di una pistola, aggravato il porto dell'arma dal fine di commettere il reato di tentato omicidio.

    I dati salienti del fatto venivano ricostruiti dal Tribunale nel modo seguente.

    Nel corso di una lite tra C.A. (fidanzata di M. A.) e B.M. (madre dell'indagato) nel cortile prospiciente le abitazioni della famiglia dell'indagato e di quella dei M., la B. aveva prelevato da un motoveicolo APE un coltello da macellaio con il quale aveva minacciato la C.; erano intervenuti componenti della famiglia M. ( A., F., A. e G.A.) per calmare gli animi;

    contestualmente era intervenuto anche l'indagato che, dopo aver minacciato di ammazzare tutti, aveva preso una pistola che, con il braccio teso, aveva puntato contro il petto di M.A., premendo due volte il grilletto senza però che fosse seguita l'esplosione del colpo; il P. aveva armeggiato con la pistola ed era quindi riuscito ad esplodere un paio di colpi; nel frattempo i quattro componenti della famiglia M. erano rientrati a casa, chiudendosi alle spalle una porta di alluminio, ma restando dietro la stessa poichè non avevano potuto aprire la seconda porta di legno attraverso la quale si entrava nell'abitazione; il P. li aveva inseguiti e, giunto davanti alla porta di alluminio, aveva esploso tre colpi, due dei quali avevano attinto G.A., uno alla...

  • Diritto

    CONSIDERATO IN DIRITTO

    Il motivo di ricorso relativo al tentato omicidio è fondato.

    Non è contestato che nel corso della lite tra C.A. e B.M. siano intervenuti, in difesa della prima, alcuni componenti della famiglia M. ( A., F., A. e G.A.) e, a sostegno della seconda, il P. armato di pistola.

    In una prima fase, non adeguatamente chiarita dall'ordinanza impugnata nei diversi momenti, l'indagato non sarebbe riuscito a sparare per l'inceppamento dell'arma; poi sarebbe riuscito ad esplodere alcuni colpi, dopo avere sbloccato la pistola, mentre i componenti della famiglia M. cercavano rifugio nella propria abitazione.

    In una seconda fase, il P., dopo essere giunto davanti alla porta d'ingresso dell'abitazione dei M., e consapevole della presenza di persone dietro la porta d'alluminio che i componenti della suddetta famiglia avevano chiuso alle loro spalle, ha esploso altri tre colpi contro la suddetta porta, due dei quali hanno attinto G.A..

    Nel capo di imputazione in atti, riguardante il delitto di tentato omicidio, si descrive solo l'azione compiuta dall'indagato nella seconda fase.

    Il Tribunale ha ritenuto, in questa seconda fase, il dolo di omicidio in capo al P. nei confronti delle quattro persone che si trovavano dietro la porta di alluminio, tenuto conto della avvertita presenza delle suddette persone dietro la porta; del fatto che la stessa fosse facilmente perforabile; della reiterazione dei colpi;

    del ferimento ad una gamba di G.A..

    Secondo la costante giurisprudenza di legittimità, l'intenzione di uccidere si deve desumere principalmente dalle modalità dell'azione compiuta dall'imputato, e non vi è dubbio che la direzione...

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