1. L'importanza di «conciliare»... ma in modo «condiviso»: gli input provenienti dall'Europa. — Il tema della conciliazione vita-lavoro, negli ultimi anni, è stato particolarmente presente nell'agenda politica e sociale del nostro legislatore, come dimostrano i più recenti provvedimenti legislativi (dalla Riforma Fornero del 2012 al Jobs Act, alle cd. Leggi di stabilità per il 2016 e per il 2017) (1) attraverso i quali si è tentato di rispondere alle sollecitazioni provenienti dall'Unione europea che ci spinge «a irrobustire le nostre politiche pubbliche di armonizzazione tra tempi di vita e tempi di lavoro» (2). Infatti, benché nelle fonti europee la nozione di conciliazione assuma «contorni fluttuanti» (3), è ben noto il crescente interesse per il tema alla luce dell'esigenza di coniugare obiettivi di natura economica con istanze di eguaglianza di genere nel mondo lavorativo: aumentare la base occupazionale partendo dalla componente femminile e, di conseguenza, ridurre il divario occupazionale di genere (e favorire l'innalzamento del tasso di natalità), rendendo «compatibile la scelta della genitorialità, in particolare della maternità, con la possibilità di entrare e rimanere nel mercato del lavoro» ...
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