Le sentenze in commento ripropongono il problema della concreta individuazione della «fattispecie» del trasferimento d'azienda ( (1).

In Cass. n. 6770/2017 un lavoratore, illegittimamente licenziato da un imprenditore al quale era stata appaltata la gestione del centro fitness e benessere di un albergo, intima al cessionario del ramo di azienda (nella specie, all'imprenditore già committente, nella cui gestione diretta è tornato il centro fitness) di adempiere a quanto previsto dalla sentenza di merito, che ha condannato l'appaltatore alla reintegra del lavoratore e al pagamento di una indennità risarcitoria. A dire del lavoratore, il caso di reinternalizzazione di un servizio prima appaltato integra i presupposti per l'applicazione delle norme di cui all'art. 2112 c.c., con conseguente possibilità, per il medesimo dipendente, di invocare, nei confronti dell'originario committente, l'ordine di reintegra diretto all'appaltatore, chiedendo quindi al primo la prosecuzione del rapporto di lavoro illegittimamente cessato.

La Suprema Corte aderisce alla posizione del dipendente, chiarendo che rientrano nell'ambito dell'art. 2112 c.c. tutti i casi in cui «il complesso organizzato dei beni dell'impresa (...) sia passato a un diverso titolare in forza di una vicenda giuridica riconducibile al fenomeno della successione in senso ampio» e, quindi, anche le ipotesi non solo della successione nell'appalto di un servizio, ma anche della cessazione dell'appalto, allorquando «il servizio torni in gestione diretta all'imprenditore già committente» e l'entità economica rientrata nella gestione diretta di quest'ultimo (ossia dell'imprenditore già committente) abbia conservato la sua identità «a prescindere dal...