1. A sette anni di distanza dal caso Della Rocca  (1), la Corte di Giustizia torna ad occuparsi della disciplina italiana del lavoro tramite agenzia interinale, giudicando conforme alla Direttiva 2008/104/CE gli artt. 20 e seguenti, d.lgs. n. 276/2003.

Ritiene la Corte che la disciplina italiana applicabile ratione temporis sia sufficiente ad evitare il ricorso abusivo al lavoro tramite agenzia. Ciò deriverebbe dalla natura stessa della dir. 2008/104, il cui art. 5 non impone agli Stati membri di limitare il numero di missioni successive, né di subordinare il ricorso alla somministrazione all'indicazioni di determinate ragioni o causali. Per contro, e in via ipotetica, viene giudicato non conforme al quadro giuridico europeo un regime nazionale che non adotti alcuna misura volta ad evitare che lo svolgimento di missioni successive si risolva in un'elusione delle disposizioni della stessa direttiva.

La sentenza in commento riveste un rilievo che va ben al di là della decisione del caso concreto, poiché fa luce su due snodi interpretativi rimasti sinora in ombra nel dibattito europeo. Per un verso, la Corte affronta la spinosa questione dei rapporti fra la direttiva sul lavoro interinale (2008/104) e quella sul lavoro a tempo determinato (1999/70), risolvendola in senso analogo a quanto già tracciato in Della Rocca. Per l'altro, offre per la prima volta un'interpretazione estensiva del comando contenuto nell'art. 5(5), dir. 2008/104 sulle misure che gli Stati membri devono adottare per evitare abusi nel ricorso al lavoro tramite agenzia.

2. Negli anni successivi alla sua approvazione e trasposizione nel diritto nazionale, la dir. 2008/104...