Con ricorso depositato il 5/10/2018 Ra. St. ha proposto appello avverso la sentenza n. 1137/2018 con la quale il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso della giornalista, volto a fare accertare l'avvenuto suo demansionamento a partire da aprile 2013, con conseguente domanda di riassegnazione a mansioni proprie della qualifica di caposervizio alla stessa formalmente attribuita e svolte fino a tale data, oltre al risarcimento del danno, anche biologico.

In particolare la lavoratrice ha esposto che a seguito del cambio di direttore responsabile, avvenuto appunto ad aprile 2013, e del conseguente mutamento della linea editoriale della rivista Glamour, nella cui redazione era stabilmente inserita, al fine di riposizionare il giornale ad un livello più alto, era stata esautorata di fatto dal ruolo di caposervizio attualità (coordinamento delle pagine di salute, alimentazione, food, sociale ed ecologia e coordinamento di redattori e collaboratori esterni anche in altre materie) ed emarginata anche dalla vita di redazione (riunioni), dagli eventi organizzati dalla rivista e relegata ad occuparsi (come redattore) di oroscopo, della pagina delle schede biografiche dei collaboratori, degli indirizzi e della posta. Solo a marzo 2014 Ra. ottenne di occuparsi nuovamente di food e arte (tematiche tuttavia non presenti in ogni numero del giornale) e di scrivere per il sito Glamour.it, salvo poi venirne estromessa. Al contempo ad una altra redattrice e ad una collaboratrice freelance/praticante venivano assegnati servizi rientranti nelle materie da sempre trattate dalla Ra.; le medesime erano coinvolte in maniera molto più pregnante nell'organizzazione di eventi proposti dalla rivista.

Il primo giudice ha ritenuto che l'inquadramento come caposervizio, attribuito alla giornalista nel 2008 fosse “convenzionale” e non corrispondesse alle mansioni effettivamente svolte,...