Con l'originario ricorso ex art. 414 cpc P.V., premesso di aver lavorato in favore di Poste Italiane spa in forza dei contratti di somministrazione del 29 febbraio 2004, del 1° giugno 2004, del 16 gennaio 2005 prorogato il 30 giugno 2005 e del 14 gennaio 2006 prorogato il 30 giugno 2006, chiedeva al Tribunale del lavoro di Roma che fosse dichiarata l'illegittimità del termine apposto ai predetti contatti con conseguente condanna della società convenuta al ripristino del rapporto di lavoro nonché al pagamento in suo favore della retribuzione globale di fatto, pari ad € 1.769,15 mensili oltre successivi incrementi contrattuali, dovuta e non percepita a decorrere dalla messa in mora del 19 gennaio 2007.

Con la sentenza n. 17177/2008 il Tribunale dichiarava l'illegittimità dei predetti contratti e condannava Poste Italiane a ripristinare il rapporto di lavoro e a pagare alla lavoratrice, a titolo risarcitorio, le retribuzioni scadute medio tempore.

Depositato ricorso ex art. 433 cpc da parte di Poste Italiane spa, con sentenza n. 1118/2012 la Corte di Appello respingeva il gravame e confermava la sentenza impugnata.

Poste Italiane spa interponeva ricorso per cassazione formulando tre motivi, l'ultimo dei quali concernente la violazione dell'art. 32 l. n. 183/2010, sull'assunto che tale norma, come ius superveniens, doveva essere applicata anche in grado di appello ed anche nel caso di conversione del contratto di lavoro somministrato.

Con la sentenza n. 4221/2018 la Corte di Cassazione respingeva i primi due motivi di gravame e accoglieva il terzo, cassando la sentenza impugnata in relazione ad esso e rinviando alla Corte di Appello di Roma, in diversa composizione, anche per le spese del giudizio di legittimità.

In specie, la S.C. osservava: ".. Quanto all'applicazione del cit. art. 32 anche in materia di lavoro temporaneo irregolare, deve...