1. Premessa. Assenteismo e pubblica amministrazione: un legame inscindibile ? — Corrisponde ad una communis opinio, risalente nel tempo, che il lavoro pubblico sia largamente improduttivo e deficitario in termini di efficienza e trasparenza.
Alla base di questa convinzione vi è il rilievo delle assunzioni asseritamente clientelari (non rispondenti al merito dell'assunto né alle esigenze del servizio cui viene assegnato); della tendenziale inamovibilità per cui il rapporto di lavoro rimane tale “a vita” quale che sia l'impegno, il rendimento e la capacità lavorativa dimostrati (1); della comprensione mostrata dalla PA verso comportamenti di scarso o insufficiente rendimento che, di fatto, sono sottratti a qualsiasi controllo (e sanzione) e — se sanzionati — destinatari di reazioni simboliche.
Parallela communis opinio è che poco o nulla di tutto questo accadrebbe nel settore del lavoro privato perché il datore di lavoro, che non può “fiscalizzare” le perdite da inefficienza e improduttività, è molto più reattivo (ed implacabile) nel contrastare l'inadempimento all'obbligazione lavorativa e nell'adozione di provvedimenti disciplinari e/o espulsivi, a salvaguardia degli obiettivi (e dei livelli) di produzione e dell'efficienza della struttura organizzativa che da lui dipende.
In altre parole, vi è consapevolezza che l'iniziativa economica privata non accetta di farsi carico di costi non legati alle esigenze produttive ed evitabili con una miglior scelta (iniziale o sopravvenuta) della controparte del rapporto di lavoro: l'assenteismo formale (falsa presenza) o sostanziale (presenza non produttiva) incide immediatamente sulla stabilità e durata del rapporto,...
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