1) Con ricorso depositato il 18/2/2015 S. E. deduceva di aver lavorato dal marzo 2008 al maggio 2013 per la resistente formalmente con partita Iva, ma di fatto come lavoratore subordinato; che nel giugno 2013 veniva assunto con regolare contratto di lavoro subordinato di 40 ore settimanali, continuando a svolgere le medesime mansioni di vigilanza e portierato (sicurezza, video sorveglianza, primo soccorso da contingenti o- prevenzione), utilizzando come richiesto dalla società resistente la propria ditta individuale denominata Word Progress Service di S. E. per reclutare altre persone da adibire alle varie postazioni della Global; che tra la ditta individuale menzionata e la società resistente non è stato mai stipulato alcun contratto scritto; che per non perdere il lavoro era costretto a sopportare turni di lavoro di 10/12 ore al giorno, per sette giorni a settimana, senza alcun riposo, ricevendo per i primi due anni la retribuzione oraria di € 8,50 e successivamente di € 10, prestando attività lavorativa per oltre l'80% nel turno di notte; che su pressione della resistente era costretto ad assumere con la propria ditta personale da inserire in vari centri commerciali e in altre postazioni lavorative di proprietà di terzi, tutte postazioni gestite per contratto dalla resistente, nonostante tra il ricorrente e i menzionati terzi non vi fosse alcun rapporto; che inizialmente fatturava con la propria dita alla società resistente, mentre successivamente fatturava direttamente alle società proprietarie dei vari cantieri e da tale epoca era costretto a pagare alla Gl. € 1,00 per ogni ora di lavoro espletata, una sorta di pizzo; che subiva un continuo mobbing, con la minaccia di perdere il lavoro e di restare a casa; che pur essendo il ricorrente titolare di una propria impresa, con cui sperava di appaltare lavori nella sicurezza, lo stesso era costretto a sottostare alle direttive impartite e imposte dalla resistente al solo fine di riuscire...