È incostituzionale negare al nipote la possibilità di assistere lo zio (cognato della madre) disabile in assenza di altri parenti conviventi: devono essergli concessi sia i permessi retribuiti che i congedi straordinari. La cura dei familiari gravemente malati è diritto/dovere etico ed un pilastro della tutela della famiglia.

Quotidiano del 22 Luglio 2013

La sentenza della Corte Costituzionale n. 203, depositata il 18 luglio 2013, nel ricostruire l'evoluzione ermeneutica della materia, ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art. 42 DL 151/01 (T.U. congedi per maternità e paternità a norma della L.53/00) «nella parte in cui, in assenza di altri soggetti idonei, non consente ad altro parente o affine convivente di persona con handicap in situazione di gravità, debitamente accertata, di poter fruire del congedo straordinario; solo in via subordinata, «nella parte in cui non include nel novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo ivi previsto l'affine di terzo grado convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave, debitamente accertata». Contrasta con gli artt. 2, 3, 4, 29, 32, 35 e 118 Cost..

Il caso. Il Tar di Reggio Calabria sollevava detta questione nell'ambito di un'impugnazione del rifiuto al trasferimento per prestare assistenza allo zio materno, gravemente malato e privo di altra assistenza, a norma del combinato disposto di questo articolo e della L. 104/92 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). Era l'unico parente, poiché, da quando era rimasto orfano si occupava dello zio, con cui conviveva: il trasferimento, a seguito dell'ottenuto congedo straordinario era stato negato perché il richiedente, per abitudine consolidata, chiamava l'uomo con l'appellativo di padre, creando confusione sul grado di parentela: affine di terzo grado.

Quadro...